giovedì 30 luglio 2009

RIGNANO FLAMINIO: LE COLLEGHE DIFENDONO LE MAESTRE INDAGATE (ARTICOLI E VIDEO)

dal sito di Ragione e Giustizia, associazione nata in difesa degli indagati di RIGNANO FLAMINIO

Il 5 febbraio 2009 presso il teatro Paladino di Rignano Flaminio si è svolta una conferenza stampa fortemente voluta dalle maestre della Olga Rovere per esprimere solidarietà agli indagati (tre maestre e il marito di una di esse), per cui si paventa un rinvio a giudizio.

La nostra voce, mai ascoltata. Parlano le maestre della Olga Rovere












Il 5 febbraio 2009 presso il teatro Paladino di Rignano Flaminio si è svolta una conferenza stampa fortemente voluta dalle maestre della Olga Rovere per esprimere solidarietà agli indagati (tre maestre e il marito di una di esse), per cui si paventa un rinvio a giudizio.

La conferenza stampa, che si è svolta di fronte a un teatro gremito e partecipe, è stata introdotta dal professor Modesto Mendicini, pediatra di decennale esperienza.
Qui di seguito riportiamo alcuni interventi dei partecipanti.

Perché una conferenza stampa

Prof. Mendicini
Innanzi tutto desidero presentarmi: sono un pediatra che da più di quaranta anni si occupa di bambini a livello sia universitario sia libero professionale: vi lascio immaginare con quante migliaia di bambini e di genitori sono venuto a contatto in un lasso di tempo così lungo.

Tengo a precisare che non sono un neuropsichiatra infantile né, tanto meno, un esperto di abusi sui minori.

Il fatto di non essere un esperto della materia, credo mi giovi, rendendomi immune da qualsiasi deformazione professionale. L’esperto vede quasi sempre abusi, il pediatra, come sono io, vede abitualmente situazioni normali e solo raramente, per fortuna, abusi. Credo quindi di avere una visione più oggettiva e panoramica della problematica.

Non sono di Rignano, non conoscevo nessuno a Rignano, non ero amico degli indagati (lo sono diventato adesso!): cioè sono completamente estraneo all’ambiente.

Allora perché sono qui? Perché sono stato colpito immediatamente dall’assurdità della vicenda, che ero convinto si sarebbe sgonfiata molto rapidamente. Purtroppo così non è stato, anzi ci sarebbe la possibilità concreta di un rinvio giudizio. Tento, pertanto, di fare tutto il possibile per evitare a quattro persone per bene lo strazio di un rinvio a giudizio, che prolungherebbe nel tempo un calvario che dura ormai da più di due anni.

Fin dal primo momento mi sono chiesto: ma è possibile che persone perbene che hanno dedicato la loro vita all’educazione dei bambini, improvvisamente impazziscono e passano agli abusi e alle torture più feroci? Non una, ma quattro persone contemporaneamente; senza peraltro che nessuno abbia mai sospettato nulla. Rignano non è Los Angeles, ma una cittadina di poche migliaia di abitanti ove tutti conoscono tutti. E’ possibile che una maestra durante l’orario scolastico si allontani con 4 o 5 bambini per andare a seviziarli a casa sua senza che nessuno se ne accorga: e il resto della classe a chi è affidata ? E’ possibile che un bambino che è stato seviziato alle 11 quando alle 13 viene preso dalla mamma, senza accennare nulla delle sevizi subite saluti affettuosamente la sua carnefice? E così via. Ma su questi aspetti potranno dire molto di più le testimoni che sono qui stasera a cui lascerei quindi la parola.

Le insegnanti
A partire dall’ottobre 2006 la scuola materna operante da oltre trenta anni nel nostro paese e considerata fra le migliori del Lazio per serietà, professionalità e per meriti didattici, è diventata improvvisamente “l’asilo degli orrori”; dall’oggi al domani, tre stimate maestre che vi prestavano servizio da 25 -30 anni e che hanno educato generazioni di bambini, si sono viste additate come orchi.

In questi ultimi due anni le tre maestre, nostre colleghe e madri di famiglia, hanno vissuto un vero e proprio calvario, fatto di tragiche “stazioni” : la perquisizione del 12 ottobre 2006, la sospensione dal servizio, il carcere, la gogna mediatica, la richiesta di rinvio a giudizio e infine il rischio di un processo che, se si farà, completerà l’opera della loro distruzione morale.

Abbiamo sperato finora che tutto finisse con l’archiviazione, vista l’assoluta assenza di prove ad accuse tanto infamanti, ma ora, nella prospettiva di un possibile rinvio a giudizio, ci sentiamo in dovere di gridare al mondo la loro innocenza perché non debbano sopportare oltre tanta ingiustizia. Ciò che ci spinge non è l'amicizia per le colleghe, ma l'amore per la verità e la giustizia.

Per evitare che un errore giudiziario si trasformi in una vera e propria catastrofe, travolgendo completamente persone innocenti già perseguitate e distrutte, siamo qui a testimoniare con forza che le nostre colleghe hanno sempre e solo lavorato con impegno, dando ogni giorno il massimo della professionalità; impegno reso ancor più gravoso proprio nel fatidico anno scolastico 2005-2006, in cui Silvana Magalotti e Marisa Pucci avevano alunni di tre anni che per la prima volta frequentavano la scuola materna, bisognosi di molte attenzioni affettive ed educative che rendessero loro la scuola piacevole e ne favorissero l’adattamento; non ci vuole molto per immaginare la reazione di questi piccoli se le maestre, anziché farli divertire con girotondi e teatrini, li avessero torturati, come risulta dalle denunce, con punture ai genitali o vetri nel sedere (e sono le violenze più lievi fra quelle contestate); torture che peraltro non avrebbero mai potuto passare inosservate, sia per i segni fisici lasciati sui bambini, sia per le ripercussioni che avrebbero avuto sugli altri presenti nella classe che, vedendo i loro compagni feriti e doloranti ne sarebbero stati di riflesso sconvolti e atterriti.

Quale logica umana può far credere che sia i bambini sottoposti a violenze, sia gli altri presenti siano potuti tornare a scuola i giorni successivi alle violenze e per tutto l’anno, consapevoli di essere in balia di maestre sadiche e perverse?

La storia, del tutto priva di logica, che ha travolto le nostre malcapitate colleghe ha colpito profondamente anche tutte noi, che ci sentiamo umiliate e ferite nella nostra dignità di educatrici.

Come educatrici sentiamo altresì il dovere di esprimere la nostra pena e dolore per i figli dei denuncianti, costretti ad entrare nel vortice della suggestione collettiva che ha travolto le loro famiglie condannandoli ad un’infanzia ghettizzata, privandoli della spensieratezza , della serenità e della gioia che stanno alla base di una sana crescita psicofisica. Con un processo, le vere vittime, oltre agli insegnanti, saranno i bambini, e non osiamo immaginare le conseguenze che questo avrà sulla loro vita di adulti.

Nella nostra scuola non è successo mai niente di diverso dalle consuete attività scolastiche e didattiche. In essa tutto è sempre sotto gli occhi di tutti. La scuola ha una struttura quasi completamente a vetri, attraverso i quali se ne può vedere l’interno sia dal piazzale del parcheggio, sia addirittura dalle abitazioni circostanti; è pullulante di vita: per i corridoi vanno avanti e indietro le cuoche che raccolgono le presenze per la mensa; le bidelle sono continuamente chiamate dalle maestre per aiutarle nelle necessità dei bambini; i bagni sono quasi sempre frequentati; il barista entra a scuola quotidianamente per consegnare le merende in varie classi; sono usuali le visite dell’operaio del Comune per aggiustare rubinetti che perdono, controllare i termosifoni o tagliare l’erba; il fornaio rifornisce quotidianamente la mensa di pane accedendo con il suo furgone dall’entrata posteriore e parcheggiandolo di fronte alla porta della cucina-refettorio; c’è inoltre sempre qualche genitore che arriva durante l’orario scolastico per riprendere il figlio per esigenze varie, oltre alle rappresentanti dei genitori che si presentano a scuola, non convocate, per portare nelle classi materiale d'uso quotidiano. Ma questo elenco rappresenta soltanto una minima parte del viavai che si svolge all’interno dell’edificio!

La nostra è Scuola con la S maiuscola, luogo educativo e di conoscenza, e ci opporremo con tutte le nostre forze contro chiunque voglia infangarla con calunnie infamanti, distruggendone la rispettabilità. Garantiamo con la nostra testimonianza che le colleghe sono innocenti e che a scuola non è successo mai nulla di quanto paventato.

L’assurdo caso della nostra scuola offende l’intelligenza e la razionalità umana, in quanto implica che le maestre si possano trasformare da un giorno all’altro in streghe assetate di sangue; che i bambini si possano prelevare come fantocci da una struttura pubblica e sottoporre alle più crudeli sevizie, senza che essi ne riferiscano mai ad alcuno; che infine nessun genitore si accorga dei segni che, inevitabilmente, tali sevizie lasciano sui loro figli.

Ma la razionalità umana viene offesa ancora di più quando, a dispetto di ogni prova negativa riguardante tali accuse, si continua ad affermare ostinatamente che gli abusi ci sono stati!

Ci spaventa, in questo contesto, la diffusa opinione secondo cui il giudice per l’udienza preliminare potrebbe limitarsi ad avallare la richiesta di rinvio a giudizio senza leggere le carte, e ci appelliamo alla magistratura perché niente sia dato per scontato in questa delicata fase e perché le sorti di quattro cittadini integerrimi e dei bambini coinvolti vengano trattate con il dovuto rispetto.










L'inchiesta sui presunti episodi di pedofilia nella scuola di Rignano
Oggi ascoltati come testimoni venticinque dipendenti dell'istituto olga Rovere
Rignano, sentiti i colleghi degli arrestati: "Li difenderemo con tutta la forza"
Rignano, sentiti i colleghi degli arrestati
"Li difenderemo con tutta la forza"

ROMA - Domande, soprattutto, sul funzionamento della scuola: sarebbe questo, ciò che i carabinieri di Bracciano hanno chiesto, oggi dalle 9.30 alle 19, ad alcuni componenti del il personale della materna "Olga Rovere" di Rignano Flaminio (otto insegnanti, quattro bidelle, quattro cuoche e nove impiegati amministrativi), ovvero i colleghi delle maestre e della bidella arrestate nei giorni scorsi con l'accusa di pedofilia e abusi su alcuni degli alunni. E alle domande, molti hanno risposto difendendo "con tutta la forza" le persone coinvolte. Da quanto si apprende dagli investigatori, non ci sarebbero altri interrogatori programmati e quelli di oggi non avrebbero fornito "alcun elemento utile alle indagini, ovvero nulla che già non fosse noto".

Su disposizione delle procura della Repubblica di Tivoli, gli uomini dell'Arma hanno convocato in caserma venticinque persone, per raccogliere deposizioni e testimonianze. I colleghi degli indagati erano attesi, all'esterno, da numerosi cronisti, di fronte ai quali quasi tutti hanno avuto un atteggiamento di chiusura: "Avete già detto tutto", ha detto loro una delle donne uscendo dalla caserma.

"C'è il segreto istruttorio - hanno detto due maestre, le ultime uscite in serata, Emanuela Scatolini e Nunzia Pellegrino - non vogliamo danneggiare ulteriormente le nostre colleghe, possiamo solo dire che sono persone che difenderemo con tutte le nostre forze e tutto il nostro amore, fino in fondo, perché da questa occasione, ovvero da un male, si capisce l'affetto che c'è tra noi, la mancanza di rivalità e di invidie".

Secondo la Scatolini - così ha risposto ai cronisti - i bambini "non sono stati abusati, i loro sintomi potrebbero derivare da disagi di altra natura. Ci sono psicologi, come quelli di Telefono Azzurro, di cui io mi fido assolutamente. Per il racconto di un bambino si può, da un momento all'altro, andare in galera. E' diventato pericoloso insegnare in una scuola materna".

"Se i genitori avessero parlato direttamente con gli insegnanti - hanno detto le due maestre - non saremmo arrivati a questo punto. Per noi il 12 ottobre del 2006 (data della perquisizione nella scuola materna di Rignano Flaminio, ndr) è stato il nostro 11 settembre". Rignano, hanno detto, è ancora "diviso tra innocentisti e colpevolisti, ma ci sono anche queloli che non vogliono immischiarsi nella vicenda. Le persone che si trovano in carcere sono persone encomiabili, professionali, le conosciamo da 28 anni perché abbiamo iniziato tutte insieme".
(la repubblica 5 maggio 2007)

In 250 sfilano davanti a Rebibbia per portare solidarietà alle insegnanti accusate di pedofilia
Sugli striscioni slogan innocentisti ma dalle celle si alzano urla di protesta
Rignano, fiaccolata per le maestre arrestate
I detenuti contestano: "Andate via"

Rignano, fiaccolata per le maestre arrestate
I detenuti contestano: "Andate via"


Alla fiaccolata hanno partecipato 250 persone giunte al carcere di Roma a bordo di quattro pullman
ROMA - Ci sono i mariti delle maestre arrestate e il parroco di Rignano, ci sono le colleghe di lavoro e gli amici. Sono 250, arrivati sotto le finestre di Rebibbia a bordo di quattro pullman, per partecipare alla fiaccolata di solidarietà verso le insegnanti accusate di abusi sessuali su sedici bambini dell'asilo.

"La verità non ha paura", hanno scritto sullo striscione che apre il corteo. "Rignano non è un paese di mostri!" Ma dalle celle si alzano grida di disapprovazione: "Andate via", urlano alcuni detenuti. "Ce fate pure la manifestazione a 'ste zozze". "Pedofili".

Nonostante le proteste, il corteo sfila composto lungo il muro che costeggia il carcere romano. Qualcuno piange. Il cognato della maestra Marisa Pucci usa un megafono per gridare la sua rabbia: "Solidarietà alle maestre arrestate, non hanno fatto nulla".

Sugli striscioni, gli slogan ripetono l'innocenza delle tre maestre e della bidella: "Libertà alle maestre innocenti", "Vittime del lavoro", "Basta con le menzogne", "Liberiamo chi ha dato vita alla scuola".

Il marito di Marisa Pucci, una delle maestre in carcere, vuole incontrare il ministro della Giustizia: "Vogliamo fare un comitato e andare dal ministro Mastella. Non posso accettare che si metta in discussione il lavoro svolto da anni da queste maestre. Ad ottobre gli ispettori del ministero non hanno ascoltato le altre maestre della scuola ma solo le madri degli alunni. I genitori hanno continuato a mandare i loro figli a scuola fino al giorno prima dell'arresto: devo pensare che si fidassero delle maestre".

Alcuni manifestanti, accompagnati da una chitarra, intonano canti religiosi; tra loro anche il parroco di Rignano, don Enrico. Una maestra della scuola di Rignano non riesce a trattenere le lacrime: "Voglio una medaglia al valore per queste mie colleghe quando tutto questo sarà finito. Nessuno in questo momento ci sta tutelando. Perché sono stati ascoltati solo i genitori dei bambini e non i colleghi di tutte le altre classi?"

(la repubblica 3 maggio 2007)

colleghi di Canale 5 "increduli" sul suo coinvolgimento nella vicenda di Rignano
"Siamo certi che presto potrà essere scagionato da ogni accusa e da ogni dubbio"
Paola Perego e gli autori di "Buona domenica"
"Piena solidarietà al collega Scancarello"
L'uomo è in carcere per le presunte violenze nell'asilo di Rignano Flaminio

Paola Perego e gli autori di "Buona domenica"
"Piena solidarietà al collega Scancarello"

ROMA - Non si placa la bufera mediatica sulle terribili vicende della scuola di Rignano Flaminio. Ma Paola Perego, con gli altri autori della trasmissione di Canale 5 Buona domenica, ha espresso oggi piena solidarietà al collega Gianfranco Scancarello, in carcere per le presunte violenze nell'asilo degli orrori. Già all'indomani dell'arresto, Cesare Lanza a nome degli altri autori aveva testimoniato solidarietà e la certezza che Scancarello avrebbe presto chiarito tutto.

"In questi giorni l'opinione pubblica segue con sgomento e indignazione una inchiesta della magistratura incentrata su orribili imputazioni di pedofilia, a seguito di vicende che si sono verificate in un paese, Rignano Flaminio, alla periferia di Roma. Tra gli imputati - è scritto nella nota firmata da Paola Perego con gli autori del programma Roberto Cenci, Stefano Jurgens, Cesare Lanza, Marco Luci, Marco Salvati e Silvia Zavattini - c'è anche un nostro collega, Gianfranco Scancarello, che non può firmare questa puntata di Buona domenica".

"Tutti noi, che confezioniamo questo programma e lavoriamo fianco a fianco con lui da mesi" si legge ancora, "abbiamo accolto con incredulità le notizie che lo riguardano e siamo certi che presto Scancarello potrà essere scagionato da ogni accusa e da ogni dubbio. Nel pieno rispetto della magistratura, che deve operare in serenità per arrivare persuasivamente a certezze e verità, e nel pieno rispetto delle famiglie dei bambini, che hanno il diritto di ottenere giustizia, desideriamo però ricordare a chi lo ha dimenticato in questi giorni che i processi non si fanno in televisione né nei giornali e che ogni imputato, in un Paese civile, non può essere considerato colpevole fino a quando non ci sia una definitiva sentenza".

"Perciò - concludono i colleghi autori di Buona domenica - esprimiamo piena solidarietà al nostro amico 'Scanca': ha lavorato con noi, oggi è come se fosse qui con noi. E siamo fiduciosi che presto, con noi, potrà tornare a lavorare".

(la repubblica 29 aprile 2007)

In una lettera aperta le accuse ai magistrati di Tivoli, definiti incompetenti
"In quei filmati le prove delle violenze, ma in famiglia"
"Su quegli abusi la verità è un'altra"
Rignano, il comitato che difende gli arrestati: giudici, guardate quei video
dal nostro inviato PAOLO G. BRERA

"Su quegli abusi
la verità è un'altra"


La manifestazione di protesta degli abitanti di Rignano Flaminio davanti al carcere di Rebibbia
RIGNANO FLAMINIO - "È un'indagine condotta da incompetenti". Se lo dicevano da giorni - i parenti, gli amici e i colleghi degli arrestati per pedofilia a Rignano Flaminio riuniti nel Comitato per la difesa agli accusati - ma ormai hanno deciso che non basta più. Ora lo gridano, lo mettono per iscritto e minacciano di tradurlo in una denuncia formale nei confronti degli inquirenti: "I giudici della procura di Tivoli che indagano sugli abusi ai minori non sanno riconoscerne uno nemmeno quando accade sotto i loro occhi".

Occhi che a loro avviso avrebbero dovuto strabuzzare vedendo i video girati dai genitori di due bambini della "Olga Rovere", i cui stralci sono stati pubblicati sui quotidiani di sabato: "Siamo sconvolti, disgustati dalle scene riportate, come crediamo lo siano tutti gli italiani", scrivono in una nota diffusa ieri, una lettera aperta in cui chiedono "che quest'inchiesta passi quanto prima nelle mani di persone capaci". Perché per loro "su quei video c'è la prova filmata di abusi reali, compiuti in presa diretta dagli autori del video. Ma la procura di Tivoli invece di procedere contro gli autori di abusi certi e provati, fa loro i complimenti ritenendo quel lavoro un "apprezzabile sforzo" nella ricerca della verità".

Intanto sul caso esplode un'altra mina: la querela preannunciata ieri da una giovanissima educatrice della Ludoteca di Rignano Flaminio, in cui si sarebbero verificati altri gravi atti di pedofilia secondo un'integrazione della perizia effettuata il 23 aprile - il giorno prima che scattassero i sei arresti - dalla psichiatra Marcella Fraschetti Battisti, consulente del pm Marco Mansi. Quell'integrazione contiene l'esito di un nuovo incontro filmato e registrato con uno dei bambini che avrebbero subito abusi a scuola.

Stavolta, però, il bimbo pressato dalle domande della professionista racconta di essere stato molestato nella ludoteca dalla maestra "Debora", di cui descrive colore dei capelli e corporatura: "Ci faceva fare i giochi brutti, quelli che avevamo fatto all'asilo", dice il bimbo specificando di averla incontrata insieme alla maestra Marisa Pucci, una delle arrestate. Un identikit che pare calzato addosso a una parente di Marisa Pucci che si chiama Debora, corrisponde alla descrizione fisica e lavora alla Ludoteca.

Una ragazzina di 19 anni che ieri, letti i giornali, si è precipitata in piazza con l'anima in gola: "Ma siamo matti? Io lavoro qui per 5 euro l'ora perché amo i bambini. Ora mi cerco un avvocato, ma sono cose da pazzi: la vedete com'è fatta la ludoteca? Come possono essere avvenuti abusi in un luogo simile? Ormai siamo alla caccia alle streghe". Il luogo è una stanza di pochi metri quadrati con molte finestre, limitrofo alla scuola media e vicinissimo alle case. In pratica sotto gli occhi di tutti.

Sul fronte delle indagini, in attesa delle decisioni del Tribunale del Riesame - che mercoledì si pronuncerà sul ricorso degli arrestati e potrebbe ordinarne la scarcerazione - gli occhi sono puntati sull'esito delle indagini scientifiche sui computer e sugli oggetti sequestrati agli accusati. Ma una svolta decisiva potrebbe giungere, secondo gli inquirenti, dall'analisi dei tabulati dei cellulari in uso ai sei arrestati.

Al vaglio c'è la frequenza dei contatti tra loro, e soprattutto tra le maestre e il benzinaio cingalese Kelum Weramuni Da Silva, il quale secondo l'accusa avrebbe avuto il ruolo dell'attore protagonista degli abusi. Ed è dagli sms, e ancor più da eventuali mms (i messaggi contenenti immagini), che potrebbero arrivare risposte decisive per l'accusa o nuovi punti di ancoraggio per le difese.

Dopo l'interrogazione parlamentare di Carlo Giovanardi (Udc) che al ministro guardasigilli Clemente Mastella chiede "a che titolo vengono trattenuti in carcere cittadini incensurati in carenza dei presupposti per la custodia cautelare", oggi la politica torna a mettere nel mirino l'inchiesta sulla pedofilia a Rignano Flaminio.

Stavolta è il coordinatore laziale di Forza Italia, Francesco Giro, a annunciare che "il caso verrà affrontato nella riunione del comitato dei Saggi" che si terrà oggi, perché "stanno emergendo troppi lati oscuri che dobbiamo contribuire in qualche modo a far chiarire". E se Giro è intenzionato a andarci di persona, a Rignano Flaminio, "per capire cosa sta accadendo in quella cittadina", l'assessore regionale alla Formazione, Silvia Costa, farà oggi altrettanto "per rasserenare l'ambiente" incontrando sindaco, assessore provinciale, rappresentanti di pubblica istruzione di consiglio d'istituto e preside della "Olga Rovere".

Ma è un impegno davvero complesso, in un paese devastato prima dalle accuse e ora dalle risposte di piombo: "Ci chiediamo quante altre cose allucinanti dovranno venire fuori - conclude la nota del Comitato - prima che la magistratura o il ministero di Giustizia capiscano che questa indagine è condotta da persone incompetenti, che stanno recando danno alla giustizia e ai cittadini".


(la repubblica 7 maggio 2007)

Rignano Flaminio, riunione a sostegno maestre sotto accusa: "L'amore della verità"

://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/822


CONVEGNO UCPI, ABUSO INFANZIA: DALLA PARTE DEGLI INDAGATI
http://www.bambinicoraggiosi.com/?q=node/1221


Ragione e Giustizia

La nostra voce, mai ascoltata. Parlano le maestre della Olga Rovere



Il 5 febbraio 2009 presso il teatro Paladino di Rignano Flaminio si è svolta una conferenza stampa fortemente voluta dalle maestre della Olga Rovere per esprimere solidarietà agli indagati (tre maestre e il marito di una di esse), per cui si paventa un rinvio a giudizio.

La conferenza stampa, che si è svolta di fronte a un teatro gremito e partecipe, è stata introdotta dal professor Modesto Mendicini, pediatra di decennale esperienza.
Qui di seguito riportiamo alcuni interventi dei partecipanti.

Perché una conferenza stampa

Prof. Mendicini
Innanzi tutto desidero presentarmi: sono un pediatra che da più di quaranta anni si occupa di bambini a livello sia universitario sia libero professionale: vi lascio immaginare con quante migliaia di bambini e di genitori sono venuto a contatto in un lasso di tempo così lungo.

Tengo a precisare che non sono un neuropsichiatra infantile né, tanto meno, un esperto di abusi sui minori.

Il fatto di non essere un esperto della materia, credo mi giovi, rendendomi immune da qualsiasi deformazione professionale. L’esperto vede quasi sempre abusi, il pediatra, come sono io, vede abitualmente situazioni normali e solo raramente, per fortuna, abusi. Credo quindi di avere una visione più oggettiva e panoramica della problematica.

Non sono di Rignano, non conoscevo nessuno a Rignano, non ero amico degli indagati (lo sono diventato adesso!): cioè sono completamente estraneo all’ambiente.

Allora perché sono qui? Perché sono stato colpito immediatamente dall’assurdità della vicenda, che ero convinto si sarebbe sgonfiata molto rapidamente. Purtroppo così non è stato, anzi ci sarebbe la possibilità concreta di un rinvio giudizio. Tento, pertanto, di fare tutto il possibile per evitare a quattro persone per bene lo strazio di un rinvio a giudizio, che prolungherebbe nel tempo un calvario che dura ormai da più di due anni.

Fin dal primo momento mi sono chiesto: ma è possibile che persone perbene che hanno dedicato la loro vita all’educazione dei bambini, improvvisamente impazziscono e passano agli abusi e alle torture più feroci? Non una, ma quattro persone contemporaneamente; senza peraltro che nessuno abbia mai sospettato nulla. Rignano non è Los Angeles, ma una cittadina di poche migliaia di abitanti ove tutti conoscono tutti. E’ possibile che una maestra durante l’orario scolastico si allontani con 4 o 5 bambini per andare a seviziarli a casa sua senza che nessuno se ne accorga: e il resto della classe a chi è affidata ? E’ possibile che un bambino che è stato seviziato alle 11 quando alle 13 viene preso dalla mamma, senza accennare nulla delle sevizi subite saluti affettuosamente la sua carnefice? E così via. Ma su questi aspetti potranno dire molto di più le testimoni che sono qui stasera a cui lascerei quindi la parola.

Le insegnanti
A partire dall’ottobre 2006 la scuola materna operante da oltre trenta anni nel nostro paese e considerata fra le migliori del Lazio per serietà, professionalità e per meriti didattici, è diventata improvvisamente “l’asilo degli orrori”; dall’oggi al domani, tre stimate maestre che vi prestavano servizio da 25 -30 anni e che hanno educato generazioni di bambini, si sono viste additate come orchi.

In questi ultimi due anni le tre maestre, nostre colleghe e madri di famiglia, hanno vissuto un vero e proprio calvario, fatto di tragiche “stazioni” : la perquisizione del 12 ottobre 2006, la sospensione dal servizio, il carcere, la gogna mediatica, la richiesta di rinvio a giudizio e infine il rischio di un processo che, se si farà, completerà l’opera della loro distruzione morale.

Abbiamo sperato finora che tutto finisse con l’archiviazione, vista l’assoluta assenza di prove ad accuse tanto infamanti, ma ora, nella prospettiva di un possibile rinvio a giudizio, ci sentiamo in dovere di gridare al mondo la loro innocenza perché non debbano sopportare oltre tanta ingiustizia. Ciò che ci spinge non è l'amicizia per le colleghe, ma l'amore per la verità e la giustizia.

Per evitare che un errore giudiziario si trasformi in una vera e propria catastrofe, travolgendo completamente persone innocenti già perseguitate e distrutte, siamo qui a testimoniare con forza che le nostre colleghe hanno sempre e solo lavorato con impegno, dando ogni giorno il massimo della professionalità; impegno reso ancor più gravoso proprio nel fatidico anno scolastico 2005-2006, in cui Silvana Magalotti e Marisa Pucci avevano alunni di tre anni che per la prima volta frequentavano la scuola materna, bisognosi di molte attenzioni affettive ed educative che rendessero loro la scuola piacevole e ne favorissero l’adattamento; non ci vuole molto per immaginare la reazione di questi piccoli se le maestre, anziché farli divertire con girotondi e teatrini, li avessero torturati, come risulta dalle denunce, con punture ai genitali o vetri nel sedere (e sono le violenze più lievi fra quelle contestate); torture che peraltro non avrebbero mai potuto passare inosservate, sia per i segni fisici lasciati sui bambini, sia per le ripercussioni che avrebbero avuto sugli altri presenti nella classe che, vedendo i loro compagni feriti e doloranti ne sarebbero stati di riflesso sconvolti e atterriti.

Quale logica umana può far credere che sia i bambini sottoposti a violenze, sia gli altri presenti siano potuti tornare a scuola i giorni successivi alle violenze e per tutto l’anno, consapevoli di essere in balia di maestre sadiche e perverse?

La storia, del tutto priva di logica, che ha travolto le nostre malcapitate colleghe ha colpito profondamente anche tutte noi, che ci sentiamo umiliate e ferite nella nostra dignità di educatrici.

Come educatrici sentiamo altresì il dovere di esprimere la nostra pena e dolore per i figli dei denuncianti, costretti ad entrare nel vortice della suggestione collettiva che ha travolto le loro famiglie condannandoli ad un’infanzia ghettizzata, privandoli della spensieratezza , della serenità e della gioia che stanno alla base di una sana crescita psicofisica. Con un processo, le vere vittime, oltre agli insegnanti, saranno i bambini, e non osiamo immaginare le conseguenze che questo avrà sulla loro vita di adulti.

Nella nostra scuola non è successo mai niente di diverso dalle consuete attività scolastiche e didattiche. In essa tutto è sempre sotto gli occhi di tutti. La scuola ha una struttura quasi completamente a vetri, attraverso i quali se ne può vedere l’interno sia dal piazzale del parcheggio, sia addirittura dalle abitazioni circostanti; è pullulante di vita: per i corridoi vanno avanti e indietro le cuoche che raccolgono le presenze per la mensa; le bidelle sono continuamente chiamate dalle maestre per aiutarle nelle necessità dei bambini; i bagni sono quasi sempre frequentati; il barista entra a scuola quotidianamente per consegnare le merende in varie classi; sono usuali le visite dell’operaio del Comune per aggiustare rubinetti che perdono, controllare i termosifoni o tagliare l’erba; il fornaio rifornisce quotidianamente la mensa di pane accedendo con il suo furgone dall’entrata posteriore e parcheggiandolo di fronte alla porta della cucina-refettorio; c’è inoltre sempre qualche genitore che arriva durante l’orario scolastico per riprendere il figlio per esigenze varie, oltre alle rappresentanti dei genitori che si presentano a scuola, non convocate, per portare nelle classi materiale d'uso quotidiano. Ma questo elenco rappresenta soltanto una minima parte del viavai che si svolge all’interno dell’edificio!

La nostra è Scuola con la S maiuscola, luogo educativo e di conoscenza, e ci opporremo con tutte le nostre forze contro chiunque voglia infangarla con calunnie infamanti, distruggendone la rispettabilità. Garantiamo con la nostra testimonianza che le colleghe sono innocenti e che a scuola non è successo mai nulla di quanto paventato.

L’assurdo caso della nostra scuola offende l’intelligenza e la razionalità umana, in quanto implica che le maestre si possano trasformare da un giorno all’altro in streghe assetate di sangue; che i bambini si possano prelevare come fantocci da una struttura pubblica e sottoporre alle più crudeli sevizie, senza che essi ne riferiscano mai ad alcuno; che infine nessun genitore si accorga dei segni che, inevitabilmente, tali sevizie lasciano sui loro figli.

Ma la razionalità umana viene offesa ancora di più quando, a dispetto di ogni prova negativa riguardante tali accuse, si continua ad affermare ostinatamente che gli abusi ci sono stati!

Ci spaventa, in questo contesto, la diffusa opinione secondo cui il giudice per l’udienza preliminare potrebbe limitarsi ad avallare la richiesta di rinvio a giudizio senza leggere le carte, e ci appelliamo alla magistratura perché niente sia dato per scontato in questa delicata fase e perché le sorti di quattro cittadini integerrimi e dei bambini coinvolti vengano trattate con il dovuto rispetto.


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